Il complesso di cui godiamo oggi risale originariamente al 1783, quando per incarico dell’Università (Torre del Greco) il rev. Don Gaetano De Bottis, con arditi scavi raccolse l’acqua dispersa e ne rintracciò dell’altra, convogliandola in nuovi e più idonei condotti.
Fece poi costruire, in grottoni scavati nel muro di contenimento e nel terrapieno della rupe sotto il castello una prima fontana, architettonicamente decorosa, dotata di ventotto “cannuoli” e adibita per bere e fare provviste, ed una seconda con nuovi lavatoi comuni che doveva servire alle donne per lavare i panni. La lava dell’eruzione del 1974 la sommerse completamente distruggendola, ma l’Università riuscì, attraverso scavi nel sottosuolo a rintracciare nuovamente il corso d’acqua.
Fu costruito un nuovo padiglione in fabbrica con cento “cannuoli” che versavano ininterrottamente l’acqua e con dei lavatoi, al quale si accedeva mediante uno scalone in discesa. Una nuova eruzione nel 1861 inaridì la fontana e si pensò successivamente di costruirne un’altra in una zona poco distante ma problemi logistici di pendenza non lo consentirono, sicché si decise di riattivare la vecchia fontana sotto il castello che, col padiglione architettonicamente ristrutturato e abbellito, fu inaugurata nel 1879.
Testimonianza dunque della storia ma anche della vita sociale della nostra Torre del Greco e della sua antropologia. Dopo decenni di degrado e abbandono nel 2009 il complesso è stato restituito alla città dopo un’opera di restauro che ha riportato decoro ad una zona che ospita l’antico Palazzo di Città, oggi sede istituzionale del Comune di Torre del Greco.