Costruita agli inizi del XVI secolo, rappresenta il cuore religioso della città e custodisce le spoglie mortali di san Vincenzo Romano, parroco di Santa Croce dal 1795 al 1831, cui si deve l'attuale forma dell'imponente struttura ricostruita, dopo la quai totale distruzione della città, a seguito dell'eruzione del Vesuvio del 1794. Intorno alla chiesa, e alla grande piazza antistante, si sviluppa il centro storico cittadino.
Storia
Fu costruita per sostituire l'antica chiesa madre della città, di origini medievali, dedicata a Santa Maria Maggiore e detta Santa Maria dell'Ospedale per via di un piccolo ospizio per malati e pellegrini adiacente l'antica chiesa. I fondi per la costruzione di Santa Croce, stando ad una antica leggenda, furono ottenuti tramite donazioni lasciate dai cittadini in barili ai piedi di una croce, da qui deriverebbe il titolo della nuova chiesa.
Fu dichiarata Regia Estaurita e di patronato dell'antica Università di Torre del Greco con la Bolla di Papa Leone X del 1517. La sua gestione era affidata a cinque governatori laici, nominati in pubblico parlamento cittadino. I governatori sopraintendevano a tutte le necessità della chiesa: amministravano le rendite, provvedevano alle spese per il culto, le feste e le solennità, pagavano il cappellano, gli inservienti, pianificavano lavori di restauro, decorazione e abbellimento. In seguito alle disposizioni del concilio di Trento(1545-1563) diventò parrocchia. La nomina del parroco era riservata al vescovo, ma su proposta dei governatori.
Fu sede, assieme ai casali di Afragola e Calvizzano, di uno degli antichi Arcipresbiterati, detti anche Terzieri, in cui risultava diviso, fin dal Medioevo, il vastissimo territorio della diocesi napoletana. Capo dell'Arcipresbiterato era l'Arciprete, rappresentante del vescovo sul territorio. Sotto la sua giurisdizione cadevano dodici casali vesuviani distribuiti da Ottaviano a Pollena. La cura delle anime era affidata al Collegio dei Cappellani, composto da dodici presbiteri, guidati dall'Arciprete, e distribuiti uno per ogni casale del Terziero.
A partire dal 1596 si avviò la costruzione dell'attiguo campanile, costruito al posto di una cappella, abbattuta, dedicata a santa Maria del Presepe di proprietà della famiglia Sportiello. La costruzione del campanile procedette molto lentamente e, a fasi alterne, fu terminata solo intorno al 1740 con l'edificazione di tutti e tre i piani.
Tra il Seicento e il Settecento la chiesa fu interessata da importanti opere d'abbellimento e decorazione che trasformarono la struttura in una delle chiese più belle e raffinate dell'intera area vesuviana. In essa si potevano ammirare opere di Cosimo Fanzago, che secondo le cronache realizzò l'altare maggiore e gli stucchi del presbiterio, e Lorenzo Vaccaro, autore di alcune sculture per l'altare di San Gennaro. Vaccaro fu sepolto nella stessa Santa Croce a seguito del suo omicidio, avvenuto a Torre del Greco in contrada Carbolillo nel 1710 per futili motivi legati a questioni di confine delle sue proprietà. Arricchivano la chiesa dipinti di Luca Giordano, Francesco Solimena, Paolo De Matteis, Francesco De Mura e Nicola Maria Rossi, autore del grande affresco della cupola con il Trionfo della Croce. Prezioso era l'apparato decorativo marmoreo, recentemente documentato alla bottega dei Raguzzino, Giovanni Camillo e il figlio Giovanni, e Giuseppe Bastelli e Domenico Antonio Vaccaro autori, nel 1740, dell'intero pavimento della chiesa. L'organo monumentale era stato eseguito nel 1761, dalla bottega degli organari napoletani Cimmino, su disegno di Nicola Tagliacozzi Canale.
Nel giugno del 1794 l'eruzione del Vesuvio distrusse buona parte della città; il flusso lavico, che arrivò fino al mare, fece crollare la chiesa e inglobò parzialmente il campanile, seppellendone il primo ordine. San Vincenzo Romano, allora viceparroco ed economo della chiesa, ne promosse la ricostruzione. La riedificazione del tempio fu avviata nel 1795 e terminata con la consacrazione della nuova struttura nel 1827. La tradizione narra che l'edificazione del nuovo tempio fu accompagnata da avvenimenti miracolosi: tra questi ci sarebbe stato l'arrivo di una misteriosa nave proveniente dalla Libia carica di legname offerto gratuitamente per la costruzione delle capriate del tetto. Il nuovo edificio fu progettato dall'architetto Ignazio di Nardo in stile neoclassico, autore anche del piano urbanistico per la nuova città e progettista di diversi altri edifici religiosi cittadini distrutti dall'eruzione e riedificati.
Nella nuova chiesa fu istituita, nel 1796, l'Insigne Collegiata di Santa Croce approvata dal Regio decreto di Ferdinando Iv di Borbone grazie ad un capitale di 9000 ducati offerto al clero torrese dal Cardinale di Napoli Giuseppe Maria Capece Zurlo. La Collegiata era formata da dodici Canonici, dodici Eddomandari, un Preposito Curato, un Rettore ed un Sacrestano, tutti rigorosamente nativi di Torre del Greco, ai quali spettava la gestione e la cura delle sacre celebrazioni.